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FIABE


I Puzzabau
Giulia Vettori

C’erano una volta tre simpatici cagnolini di nome Lilli, Jack e Nerina. Erano molto amici l’uno dell’altro, essendo praticamente cresciuti insieme, e a tutti e tre piaceva un mondo giocare. Vivevano in campagna, in una casa grande e un po’ vecchiotta, a dire il vero, ma a loro non importava un bel niente, visto che se ne stavano sempre fuori all’aperto o, se pioveva e faceva freddo, nella loro comoda cuccia di legno situata in fondo all’orto. Era davvero una bella vita, la loro: mangiare, dormire, giocare, molte coccole. A chi non piacerebbe? Ma c’era un problema che, è proprio il caso di dirlo, faceva arricciare il naso a tutti, ma soprattutto al loro piccolo padrone, Piuccio: questi tre cagnolini non volevano saperne di farsi il bagno. Eh sì, se c’era una cosa che proprio non sopportavano era questa. Quando, poi, arrivava il fatidico momento, Lilli, Jack e Nerina se la filavano alla grande, nascondendosi nei posti più impensati o mimetizzandosi tra i cespugli. Per il povero Piuccio, il loro padroncino di nove anni, era quasi impossibile riuscire a trovarli all’interno dell’enorme giardino e, come al solito, finiva per rinunciare all’impresa. Ma le conseguenze erano a dir poco spaventevoli: Piuccio e i suoi genitori erano costretti a tapparsi il naso per la terribile puzza e spesso, quando veniva a trovarli qualcuno, erano tutti e tre molto imbarazzati e speravano che le altre persone avessero tutte il raffreddore. Purtroppo non c’era nulla da fare; l’olezzo arrivava alle narici dei poveri sventurati ancor prima che la vista dei tre cani giungesse ai loro occhi. Era davvero una situazione disperata. Ma non così tanto per i tre Puzzabau, i quali se la spassavano, e pure tanto.
«E dai, Nerina, prova a prendermi! Tanto non ci riesci, sono più veloce io!», esclamò Jack, iniziando una folle corsa attraverso il vasto giardino. Jack era il maschietto del gruppo: agile e scattante, aveva un musetto affilato che ricordava vagamente quello di un vero cane lupo. Sì, perché Jack, Lilli e Nerina erano tre bastardini, ma con un caratterino alquanto spiccato.
«Vedrai che ti prendo!», gli rispose Nerina, la più grassoccia e goffa dei tre, mentre cercava di raggiungere inutilmente il compagno. Non per niente, era quella più presa di mira, visto che era lenta e molto poco agile. Uno dei giochi preferiti di Jack e Lilli, ma non certo di Nerina, era azzannare – per finta, naturalmente – le orecchie di quest’ultima, chi da un lato e chi dall’altro, e scorrazzare allegramente per il prato. Ogni tanto, siccome Nerina era anche la più piagnucolosa, la si sentiva lamentarsi con acuti e brevi gemiti di disapprovazione, segno che il “gioco” era quantomeno un po’ degenerato.
«Ehi, aspettatemi, voglio giocare anch’io!», disse Lilli, la più anziana, ad alta voce. Era anche la più scaltra e intelligente e, quando ti guardava negli occhi, sembrava davvero che ti volesse dire qualcosa.
«Lilli, Jack, Nerina! Venite qui!», gridò Piuccio dalla soglia di casa. L’ora del bagnetto era infine giunta, ma, come al solito, i tre Puzzabau, che generalmente erano obbedienti, non si fecero vedere. Chissà dove s’erano cacciati stavolta! Piuccio non ne poteva più, era davvero esasperato. Più che altro, però, gli dispiaceva non poter far loro le coccole, accarezzarli, prenderli in braccio; la terribile puzza non invitava di certo a siffatti amorevoli gesti.. Dopo varie ricerche tutte finite male, Piuccio, come al solito, se ne tornò in casa, triste e sconsolato. Non aveva mai avuto dei cani così avversi a lavarsi. “Pazienza”, disse tra sé. “Staranno sporchi e puzzolenti. Se a loro piace così..”
Intanto, ben nascosti dietro un fittissimo cespuglio di edera rampicante, i tre scellerati se la ridevano sotto i baffi, stando ben attenti a non farsi sentire. «Ce l’abbiamo fatta anche stavolta! L’abbiamo scampata, per fortuna», disse piano Jack. «Noi siamo animali di campagna, non ce ne stiamo tutto il giorno a poltrire su un divano! Tanto, se anche ci lavasse, torneremmo sporchi dopo soli due giorni!»
«Hai proprio ragione! E poi, anche se fa caldo, io non sopporto di sentirmi il pelo tutto bagnato! E’ contro natura, decisamente», concordò Lilli, la capo gruppo. In fondo, che bisogno avevano di lavarsi? Mica dovevano andare al gran galà!
«Ma, secondo voi, gli altri cani se lo fanno il bagno?», chiese timidamente Nerina.
«E a noi cosa importa? Anche se fosse», disse Lilli, «non è un problema nostro. Dai, andiamo a farci un giro fuori di qui!»
Dovete sapere che i Puzzabau, naturalmente di nascosto, ogni tanto uscivano dal giardino e se ne andavano allegramente a scorrazzare per i campi; di solito, durante queste scorribande proibite, incontravano i loro amici, altri cagnetti del vicinato, e se la spassavano, semplicemente.
«Ehi, ciao Muffy! Come te la passi?», chiese Jack a un esile cagnetto dal pelo corto che passeggiava lungo l’argine del fiume.
«Ciao ragazzi! Benone, direi, mi sono appena fatto fuori una scatoletta di quelle coi contro fiocchi. Ci vogliono proprio due passi. Ma..». Muffy, a un certo punto, smise di parlare e cominciò a muovere freneticamente il naso. «Siete voi! Questa terribile puzza viene da voialtri tre! Mio Dio, ma non ve lo fanno un bagno ogni tanto?». E se ne andò disgustato.
«Bah, non statelo a sentire quello», disse Jack. «Parla bene lui! E’ praticamente senza pelo! Lo vorrei proprio vedere alle prese con un secchio d’acqua e sapone..»
«Giusto! Dai, andiamo a giocare sul fiume!», li esortò Lilli.
«Sarà..». Nerina obbedì ma non sembrava tanto convinta.
Una volta scesi al fiume, ecco che Jack la vide: la cagnetta dei suoi sogni. Luisa era una barboncina bianca molto peperina ma, soprattutto, si vedeva che era assai pulita; il suo candido pelo emanava costanti effluvi di borotalco, misti a un gradevole profumo di fresia. Era insieme a un’altra cagnetta, anche lei molto curata nell’aspetto. Jack si avvicinò alle due amiche e disse, un po’ imbarazzato: «Ehm, ciao Luisa! Come stai?»
Il naso di Luisa si arricciò in una smorfia di disgusto e si portò d’istinto una zampa alla bocca. «Ciao Jack. Mamma mia, come puzzi! Dovresti dire al tuo padrone di darti una bella lavata ogni tanto, non credi? Vieni Clara, andiamocene da qui. L’aria si sta facendo irrespirabile..»
A Jack crollò il mondo addosso; pensava di piacerle almeno un po’, anzi, ne era più che sicuro! Caspita, lei era così profumata, mentre lui..
«Dai, Jack, non darle retta. Cosa vuoi che capisca quella smorfiosa?», gli disse Lilli per tirarlo un po’ su. Ma non ci riuscì; Jack c’era rimasto troppo male.
«In effetti.. Lilli, hai sentito che buon profumo di pulito? Forse non sarebbe così male se anche noi..»
«Nerina! Vuoi per caso diventare una smorfiosetta snob come Luisa? Io non ci penso proprio!»
I tre birbanti continuarono la loro passeggiata, ma ogni volta che incontravano qualche amico, la frase era più o meno sempre la stessa: «Ragazzi, quanto puzzate.. Un bagno mai, eh?». Ma loro, fedeli alla regola del “niente bagno”, non se la presero più di tanto. A parte Jack, ovviamente, che era rimasto assai male dopo che Luisa non l’ aveva praticamente degnato di uno sguardo.
Tornati a casa, si appostarono come ogni sera davanti all’uscio; sicuramente Piuccio, a breve, sarebbe uscito tutto sorridente e avrebbe grattato loro la testa e le orecchie, come al solito. Del resto, erano punti un po’ difficili da raggiungere se avevi le zampe al posto delle mani.
Ma nessuno uscì, né Piuccio né i suoi genitori. O meglio, qualcuno fece capolino dalla porta di casa, ma fu una cosa alquanto rapida. Niente coccole, niente giochi, solo tre fredde ciotole di cibo. Era la prima volta che il loro padroncino non li badava, ed erano tutti e tre molto tristi per questo.
Era quasi ora di dormire, quando Piuccio mise la testa fuori: Jack, Lilli e Nerina erano accoccolati l’uno accanto all’altro sulla loro copertina, gli occhietti vispi chiusi. Dormivano della grossa, Nerina addirittura russava. A Piuccio venne spontaneo allungare la mano per accarezzarli, ma dopo poco la ritrasse, dicendo sottovoce: «Mi dispiace amici, ma non ce la faccio. Ormai è quasi impossibile starvi accanto. Uffa, siete proprio incorreggibili!». E ritornò in casa, sconsolato e anche un po’ arrabbiato.
Dopo qualche istante, i tre Puzzabau aprirono gli occhi; stavano solo facendo finta di dormire e avevano sentito quello che Piuccio aveva detto. Nessuno aveva il coraggio di parlare perché si sentivano terribilmente in colpa. Come erano stati sciocchi a comportarsi così! Ecco a cosa aveva portato il loro testardo atteggiamento: niente più coccole, né giochi con gli amici! Pian piano erano stati isolati da tutti, nessuno più voleva avvicinarsi! E dire che era così bello essere presi in braccio, coccolati, accarezzati. “E avere l’attenzione di Luisa, poi..”, rifletté Jack con aria sognante.
«Ma da ora in poi si cambia musica! Una volta rimpulizziti, saremo di nuovo benvoluti. Che ne dite amici, io sarò anche una cagnetta goffa e lenta, ma per una volta statemi a sentire!», disse Nerina agli altri due, dopo aver preso il coraggio a due mani.
Lilli, benché un tantino riluttante, acconsentì di buon grado; dopotutto, anche a lei piaceva essere coccolata e una bella grattatina sulla schiena o sotto le ascelle era un qualcosa di troppo godurioso per potervi rinunciare.
Il giorno dopo era una bellissima giornata, il sole splendeva alto nel cielo e i tre Puzzabau non vedevano l’ora di essere lavati. Per fortuna, Piuccio era un bambino molto caparbio e non aveva perso del tutto le speranze: provò, per l’ennesima volta, a chiamare i cagnetti per lavarli e, con somma sorpresa, Lilli, Jack e Nerina non scapparono sotto l’edera rampicante, anzi, obbedirono al loro padroncino e fecero a turno un bel bagno profumato nell’acqua tiepida. Non fu così terribile come pensavano, tutt’altro; fu molto rilassante e, alla fine, la terribile puzza era scomparsa del tutto. Essere bagnati non era, è vero, la cosa più bella del mondo, ma presero il tutto come un gioco e, a forza di scuotersi e di strusciarsi sull’erba fresca, dopo pochi minuti erano asciutti e profumati come mai prima d’ora.





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